domenica 1 aprile 2018

Filippo Dal Maso, trail: Un traguardo prima si passa con la testa, poi con le gambe

Matteo Simone

C’è sempre un inizio in tutto, anche nello sport si inizia per caso, perché qualcuno ti coinvolge, per dimagrire, per provare, per sperimentare, di seguito Filippo racconta le sue esperienze da atleta rispondendo ad alcune mie domande.

Come hai scelto il tuo sport?Ho intrapreso la vita sportiva durante il servizio di Ufficiale nell’Esercito (Scuola Militare Alpina di Aosta) a 21 anni e una volta fuori ho continuato a livello amatoriale con palestra, un po’ di bicicletta e tante camminate in montagna. Un giorno il proprietario della palestra (patito per il triathlon) mi chiese di provarne uno. Da allora non mi sono più fermato, pratico di tutto e mi piace avventurarmi nelle continue novità che mi si presentano davanti. 
Ho praticato triathlon fino al 2011, poi l’azienda dove lavoro mi chiese di collaborare con una azienda farmaceutica che aveva acquisito in Canada,  così iniziai a fare la spola per quattro anni riducendo la mia attività sportiva alla sola corsa sia nella versione stradale che trail running che onestamente amo di più. Quattro anni fa ho scelto di diventare vegetariano e da gennaio vegano.”

E’ importante cavalcare sempre l’onda del cambiamento e focalizzarsi nel momento presente con le proprie risorse, capacità e limite seguendo direzioni e treni che ti portano a raggiungere mete e obiettivi e trasformare sogni in realtà. Nella vita è importante trovare degli equilibri tra sfera personale, famiglia, lavoro, importante focalizzarsi per periodi e dedicarsi a quello che si vuole senza rigidità ma con flessibilità avendo sempre un piano B.

Ti sei sentito campione nello sport? “Sì, mi sento campione ogni volta che passo un traguardo perché passare quella finish line è il coronamento personale di una serie di sforzi, rinunce, allenamenti e fatiche. E’ una soddisfazione grande, qualsiasi sia il risultato. Certo che migliore è il risultato più alta è la soddisfazione, ma la felicità di base per me c’è sempre.”

Qual è stato il tuo percorso per diventare un Atleta? “All’inizio è stata curiosità e voglia di mettersi in gioco, tutto è nato con una piccola sfida con me stesso, della serie “devo riuscire ad arrivare fino in fondo”. Poi la soddisfazione è stata così grande che davanti a me si è aperta una scala, ovviamente in salita, con una sorta di sfida ad ogni gradino. Man mano che passava il tempo visualizzavo questo gradino, questo obbiettivo e lavoravo sodo per poterlo raggiungere e passare al successivo. Questa filosofia è la base del mio modo di affrontare la vita, essere razionale in tutto, analizzare i miei limiti e cercare di arrivare a un obbiettivo come se dovessi salire le scale, un gradino alla volta consapevole del tempo che ci vuole. Fare i gradini a due a due si fa prima, ma lo sforzo è più alto e la probabilità di inciampare pure, correndo il rischio anche di farsi male.”

Quali fattori o persone hanno contribuito al tuo benessere o performance? “Determinazione, conoscenza dei propri limiti, voglia di lavorare, saper analizzare tutti i fattori che ti circondano e perché no anche un pizzico di follia, questi secondo me sono i fattori che contribuiscono al benessere sportivo in me stesso e vedo che fino adesso hanno sempre funzionato, quindi squadra che vince non si cambia. Famiglia e amici sono importantissimi, la famiglia la considero la mia base di appoggio e di sostegno. E’ come avere le fondamenta solide di una casa, se ci sono sopra ci puoi costruire qualcosa di grande e robusto, ma se le fondamenta sono deboli il castello crolla, gli amici sono una componente altrettanto importante, complici della tua vita sportiva, sia che essi non pratichino sport che si allenino con te per aiutarti a migliorare. Io sono convinto che un allenamento in compagnia aiuta tantissimo a spingerti oltre, sia come tempo che come velocità, ti aiuta a superare alle volte quella sensazione di svogliatezza che ti assale poco prima di allenarti, perché magari le condizioni meteo non sono favorevoli o semplicemente hai avuto una giornata pesante al lavoro o ti devi alzare all’alba per andare a correre.”

Concordo, lo dico spesso io che “together is much better” (insieme è molto meglio), tutto diventa più facile, più affrontabile, più gestibile.

Quali meccanismi psicologici contribuiscono al benessere o performance? “Premetto che a me piace distinguere nettamente benessere e performance, in quanto entrambi hanno come comun denominatore l’esercizio fisico, ma mentre il primo si può ottenere con una frequenza e intensità di allenamento minimo, il secondo bisogna spingersi ben oltre ricercando costantemente il superamento di quella barriera che limita l’aumento della performance fisica. Un aspetto importante per entrambi è credere in sé stessi e in quello che si sta facendo, non avere fretta di vedere subito i risultati, altrimenti si riceve esattamente l’effetto opposto, cadendo in una sorta di depressione sportiva auto limitante in tutto. L’aspetto psicologico della forza interiore lo ritengo più importante di quella esteriore. La felicità che si ottiene subito dopo un allenamento è appagante per tutto il resto della giornata, soprattutto se tutto è andato bene come da programma previsto.”

E’ importante avere fiducia in sé, incrementare l’autoefficacia, essere veramente sicuri di quello che si vuol fare e di come poterlo fare, sviluppare consapevolezza delle proprie risorse e capacità.

Qual è stata la gara della tua vita? “Sicuramente è stato il mio primo Ironman alle Hawaii, campionato mondiale, esattamente dove è nato il triathlon. E’ stata la coronazione di un sogno lungo 10 anni, voluto, progettato e ottenuto con tantissimo sacrificio, visto anche che era a rischio causa infortunio da caduta in bici due mesi prima della gara.”

Quale è stata la tua gara più difficile? “Decisamente il mio primo Ironman, nel 2003 in Austria. Voluto fortemente come traguardo che un triathleta deve raggiungere nella propria vita, è stato il coronamento di 8 mesi di duro lavoro e sacrificio. Al tempo non c’erano i mezzi e le conoscenze di adesso in fatto di lunghe distanze, ho dovuto improvvisare, studiare e sperimentare di tutto. Dall’alimentazione ai materiali tecnici, integratori, allenamenti combinati, lunghe sessioni e strategie gara…tutto da solo, semplicemente leggendo riviste, chiedendo a persone esperte del singolo settore e combinando il tutto provando e riprovando fino a trovare il giusto compromesso.”

Più dura è la lotta, più glorioso il trionfo, posso capire Filippo, ho preparato anch’io la mia prima gara di Ironman in 9 mese concludendo quasi al limite del tempo massimo e rischiando di non arrivare in tempo al secondo cancello della bici. Si può far tutto se c’è passione e impegno.

Qual è un’esperienza che ti dà la convinzione che ce la puoi fare? “Campionati italiani di duathlon a Verona, mi ero preparato al meglio ma sapevo che tutti i big erano presenti. La prima frazione di corsa era andata liscia, durante la bici un pezzo di nastro isolante (probabilmente utilizzato in zona partenza) si era attaccato alla ruota della bici alla fine del primo di tre giri da fare. Alla successiva discesa il nastro faceva da saponetta e la bici non teneva la strada costringendomi a fermarmi per toglierlo facendomi perdere il treno con cui stavo pedalando, mi ritrovai da solo con il gruppo a 200m davanti, quel che bastava per non sfruttare l’effetto scia che ti fa riprendere fiato. Stavo per perdermi completamente d’animo quando ho pensato che da buon discesista avrei avuto l’opportunità per poter riprendere il gruppo. Rimasi costante nella pedalata e all’ultima salita ho dato tutto per poter ridurre anche di poco il gap che mi separava da loro. Arrivata la discesa sono sceso in una perfetta sincronia tra armonia e tecnica. Ripresi il gruppo restando nel mezzo per rifiatare e arrivare all’ultimo cambio pronto per la seconda frazione di corsa. In testa avevo il pensiero fisso che la stessa determinazione usata nella bici la dovevo usare per la corsa finale, vinsi il titolo. Da allora ogni volta che mi si presenta una difficoltà sia essa nello sport che nella vita, ricordo questa esperienza e mi fa capire che se vuoi ce la puoi fare.”

Concordo, le esperienze di successo, soprattutto in condizioni difficili, sono una potente fonte di autoefficacia, bisogna andarle a ripescare all’occorrenza per crederci sempre di più in te stesso.

C’è un episodio curioso della tua attività sportiva? “Mi viene in mente una incitazione di uno spettatore durante una gara di trail running dove mi stavo giocando il podio, avevo il terzo davanti a me di un 200m, ma il mio passo non era certo dei migliori, avevo speso tanto nella prima parte, forse troppo per le mie capacità, e stavo chiaramente soffrendo, quando sull’ultima salita mi ritrovo davanti una bella folla di spettatori che incitavano appunto i concorrenti. Uno di questi a voce alta mi disse: ”dai che l’hai preso, ti manca poco”. Io con l’ultimo filo di voce risposi: ”non ne ho più, son cotto” e lui con una calma spettrale replicò: ”ti è rimasta ancora l’anima.” Morale della favola, anche quando pensi di aver esaurito tutto qualcosa su cui contare ci sarà sempre.”

Bella testimonianza per diversi motivi, uno è che a volte parole e frasi dette da qualcuno possono essere molto d’aiuto, due è che è vero che quando senti che sei esausto non ci devi credere, devi essere fiducioso che da qualche parte energie residue le puoi trovare se vuoi e se sei fiducioso.

Quali sensazioni sperimenti facendo sport (pre-gara, gara, post-gara)? “L’elenco è sicuramente lungo, può succedere sempre di tutto, diciamo che nel pre-gara la tensione e la famosa ansia da prestazione prevalgono su tutto. Puoi cercare di nasconderle, ma loro ci saranno sempre. Un po’ l’esperienza le attenua, ma non le puoi eliminare, le famose farfalle nello stomaco ci saranno sempre. In gara siamo sul misto di fatica alternata a momenti di rabbia e felicità. A seconda delle situazioni la rabbia che si prova con sé stessi è davvero alta, un inconveniente inaspettato, un errore tecnico, una dimenticanza nella preparazione dei materiali oppure un dolore improvviso senza capirne il perché ma anche felicità, quando capisco che sto bene che il mio corpo e la mia mente stanno reagendo esattamente come previsto, mi piace esaltare questi momenti, sento che possono esaltare anche l’andamento seguente della prestazione sia essa gara che allenamento. Il post gara dipende tantissimo da quanto e come è andata la fase gara, se è andata male segue delusione e rammarico, invece se è andata bene felicità e serenità di non aver sofferto per nulla.”

Quali sono le difficolta e i rischi? A cosa  devi fare attenzione nel tuo sport? “A mio giudizio ci sono due tipi di categorie, quelle traumatiche e quelle fisico-strutturali. Le prime dipendono da noi ma anche dal semplice fato, allenarsi per me vuol dire percorrere e vivere l’ambiente esterno, quindi strade con il traffico piuttosto che qualsiasi tipo di evento meteorologico improvviso. Freddo, pioggia neve e anche ghiaccio. Insomma a seconda della stagione e del percorso bisogna sempre valutare questi rischi, mai lasciare nulla al caso. Per quanto riguarda il fisico invece sappiamo tutti benissimo che non siamo dei robot, un allenamento sbagliato difficilmente provoca danno o infortunio, ma una serie di allenamenti associati a uno stile di vita sbagliato secondo me sì. Avere cura del proprio corpo dentro e fuori fa la differenza, studiare bene i periodi di carico con quelli di recupero, fare sempre una buona attività di stretching associata magari a un sano massaggio sportivo. Io sono seguito anche da uno studio di osteopatia che da quando mi hanno preso in cura posso dire che il mio fisico funziona come un orologio svizzero, speriamo di continuare così.”

A certi livelli bisogna non trascurare il minimo dettaglio, si possono affrontare carichi di lavoro in allenamenti faticosi o gare dure ma è importante anche occuparsi del proprio fisico e recuperare.

Quali condizioni possono causare una prestazione non ottimale? “Possono essere tante, dalla stanchezza derivante da una settimana mal programmata allo stress di una settimana lavorativa pesante e tanto impegnativa, al piccolo malessere improvviso pre-gara (raffreddore, mal di gola, febbre) che si manifesta puntuale quando meno te lo aspetti,  che non ti fa rinunciare per nessun motivo alla gara o allenamento programmato ma che a metà prestazione fa rompere il famoso filo che sorregge la spada di Damocle che sovrasta ognuno di noi. A me piace usare la goliardica espressione di aver pestato una mina antiuomo ed essere detonato gloriosamente per la patria.”

Perché fare sport? “Mi fa sentire vivo e mi dà una ragione in più per voler andare sempre avanti.”

Come hai superato crisi, sconfitte, infortuni? “Con la testa e la prevenzione. Io analizzo sempre attentamente ogni situazione cercando la causa radice e focalizzandomi su quella. Se la si elimina il problema sarà risolto altrimenti lo si pospone solo nel tempo. La sconfitta so che c’è e che alle volte capita, ma fa parte nel normale percorso di vita di un atleta. So che è indispensabile altrimenti non potresti assaporare il piacere della vittoria. Vincere sempre (e per vincere intendo anche semplicemente raggiunger il proprio obbiettivo) diventerebbe una monotonia. La nostra vita è sempre un equilibrio tra due aspetti antagonisti tra loro, altrimenti sarebbe monotematica. Gli infortuni poi dipendono molto anche dalla prevenzione che si fa durante la stagione sportiva, ci sono aspetti che vanno particolarmente curati e in caso di eventi traumatici confido nella buona sanità.”

Un messaggio ai ragazzi per avvicinarsi allo sport? “Non abbiate paura di praticarlo, qualunque esso sia. Se fatto con testa e passione potrà solo che miglioravi la vita, vi porterà benessere e felicità. Ricordatevi però che un traguardo prima si passa con la testa, poi con le gambe.”

Concordo, prima bisogna volerle fare le cose, poi bisogna credere nelle proprie possibilità e poi ci si può impegnare e seguire il percorso e la direzione giusta che ti porta a raggiunger il tuo obiettivo.

C’è stato il rischio di incorrere nel doping? Volontariamente mai. Essendo chimico, proprio perché sono consapevole dei rischi che si può incorrere non ho mai voluto farne il minimo uso, nonostante la reperibilità al giorno d’oggi sia estremamente semplice. Questo, secondo me, induce tantissimi atleti a farne uso. Involontariamente posso dire che per motivi di necessità (reale malattia fisica) ho dovuto assumere farmaci presenti nella lista di sostanze dopanti, chiaramente il mio uso è stato quello per cui questi medicinali sono stati creati, ma non ho gareggiato in quel periodo, conscio però che subito dopo in caso di controllo avrebbero riscontrato eventuale presenza. Attualmente ho sostenuto diversi controlli a sorpresa e nessuno ha avuto esito positivo. Per dover di cronaca riporto un episodio esaustivo, premesso che ho le corde vocali molto fine soffro spesso di abbassamenti di voce e sensibilità alle basse temperature.
Tempo fa sono uscito per un giro in bici e a metà percorso un temporale improvviso mi ha investito facendomi arrivare a casa senza danni ma completamente ghiacciato, già il giorno dopo ero senza voce e con un mal di gola tremendo. Il medico mi ha prescritto aerosol cortisonico che è l’unico che mi aiuta, ovviamente il cortisone è nella lista doping e sinceramente la trafila di dichiarazione al CONI è tortuosa e impossibile per uno che lavora e non fa il professionista. Consiglio comunque a tutti gli atleti ogni qual volta si recano dal medico di far presente se gareggiano o meno, il medico non potendo saperlo potrebbe prescrivere farmaci che poi risultano dopanti all’insaputa dell’atleta.”

Gli amici cosa dicono circa il tuo sport? “La frase più ricorrente è sicuramente: ”ma tu sei matto” o meglio ancora “non sei normale” ma poi si complimentano sempre e, se ho bisogno di una mano dal punto di vista logistico, mi sostengono anche.”
 
Cosa hai scoperto di te stesso? “Ho scoperto delle capacità su cui posso fare affidamento anche nella vita di tutti i giorni. Capacità che sarebbero rimaste celate sicuramente senza lo sport che ne ha evidenziato appunto la reale esistenza. Inoltre lo sport ha la capacità di esaltare capacità già presenti che utilizziamo giornalmente, soprattutto quella di pianificare e di autostima.”

Vero, lo sport aiuta a programmare e pianificare obiettivi e mete, ad organizzarsi per allenarsi e per raggiungerli, per ottenere quello che si vuole e ciò si può trasferire nella vita quotidiana, come trovare un’occupazione lavorativa desiderata, studiare per laurearsi, conquistare una persona, ecc..

Riesci ad immaginare una vita senza lo sport? “Personalmente no. Lo sport fa parte della mia vita fintantoché potrò praticarlo, poi ci penserò. Non voglio mettere paletti alla provvidenza.”

Hai mai pensato  di smettere? “Si c’ho pensato e non so ancora come potrò reagire. Di sicuro so che quel giorno arriverà, mi auguro più tardi possibile. Ma sono anche sicuro che la mia caparbietà mi farà lottare fino alla fine affinché possa spostare il più lontano possibile quel giorno.”

Se potessi tornare indietro cosa faresti o cosa faresti? “Semplicemente rifarei tutto, errori compresi perché mi hanno aiutato ad essere migliore.

Ritieni utile la figura dello psicologo dello sport? Per quali aspetti e in quali fasi? “La ritengo indispensabile perché ci sono e ci saranno sempre momenti in cui potresti cadere in un piccolo baratro di qualsiasi natura. Una figura come lo psicologo ti saprebbe aiutare e superare questi ostacoli. Problemi alimentari, sconfitte, paure, insicurezze, sono alcuni esempi che dai miei 22 anni di esperienza sportiva mi son visto passare davanti, anche personalmente.”
Prossimi obiettivi? Sono realizzati e da realizzare? “Prossimo obbiettivo è la Lavaredo Ultra Trail a Cortina d'Ampezzo il 23 giugno, 125km di trail running con 6000m di dislivello positivo. Per quelli realizzati ti allego il mio curriculum sportivo di cui ne vado particolarmente fiero.”

Molto interessante il curriculum sportivo di Filippo, riporto alcune gare:
2005 Richiamato nell’Esercito per il pentathlon militare. Ironman Austria 59° posto su 2500 e 7° miglior tempo su distanza ironman in italia. 2007 Ironman Lanzarote 23mo, miglior italiano. Campionato Mondiale triathlon doppio olimpico Lorient (Francia) 50mo. Campionato Mondiale Ironman Kona Hawaii. 2008 Iron tour Italy Isola d’Elba (6 triathlon in 6 giorni) primo Age Group, terzo dietro a due professionisti. Ironman Nizza 16mo con 9h e 24min, miglior Italiano presente. Campione Italiano Categoria Age Group Duathlon Verona. Sport Day Monza (combinata mezza maratona al mattino, duathlon in autodromo nel pomeriggio) primo assoluto.

2009 Campionato assoluto Triathlon lungo Candia 3zo age group. 70.3 Triathlon Barzanò 4to. Otzi Marathon (mtb, corsa, sci alpinismo) 31mo. 2010       100 e Lode 65km primo assoluto. Brescia No Limit Run terzo assoluto. 2011 Kroneplaz Bike&Run (Ascesa da Brunico a Plan de Corones, prima di corsa poi in bici) 3zo assoluto. Campionato Italiano duathlon Classico 2do age group.

2012 Ultrabericus Trail 65Km 3zo. Cortina Trail Ultra Marathon 5to. Brescia No Limit run 2do.

2013 Trail Lepre Bianca 4to assoluto. Duathlon XC del Lori 2do. Ultrabericus Trail 3zo.

2016 MEC Circuit città di Montreal 1mo. Mezza maratona Internazionale città di Longueuil (Canada) 3zo. Strafexpedition Tonezza del Cimone Trail 5to. Trans Montreal 67km  1mo.

2017 Ecomarathon Monteforte d’Alpone 11mo. MEC Run 10 km Montreal 2do assoluto. Schio Ultra Jungle 1mo. 50 e Lode 1mo. Maratona Internazionale Longueuil 6to (personal best 2h 46m 18sec). 30 km La Salle (Montreal) 1mo. Valleogra Cup (Trail a coppie obbligatorio) 1mo. Campionati Regionali Trail Medio Québec 2do. Mont Tremblant Ultra Marathon 1mo. Biathlon d’autunno (MTB + Corsa Trail) 1mo. Piana Wild Trail ed Winter 4to. AIM Energy Trail distanza lunga 5to. Soldamare Trail 22Km 1000m D+ 3zo. Ultrabericus Trail 67Km 2500m D+ 11mo.

Un grazie a Filippo per l'estrema disponibilità e gentilezza nel rispondere approfonditamente e con dedizione, mi ritrovo in tante cose a parte la sua performance e per questa mi complimento. Sono passato anch'io dal vegetariano al vegano, ho fatto anch'io un ironman preparandolo in 9 mesi ma arrivando nel tempo limite, ho vissuto in Canada per 3 anni a Toronto.
Un’intervista a Filippo è riportata nel libro “Triathlon e Ironman. La psicologia del triatleta” di Matteo Simone (Autore).  

Matteo SIMONE 
380-4337230 - 21163@tiscali.it 
Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR 

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