venerdì 16 febbraio 2018

Linea guida passaporto biologico dell’atleta


Psicologo sport, Psicoterapeuta

In base alla Legge 376 per la “disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping”, entrata in vigore il 2 gennaio 2001, costituiscono doping la somministrazione o l’assunzione di farmaci o di sostanze farmacologicamente attive e l’adozione o la sottoposizione a pratiche terapeutiche, non giustificate da condizioni patologiche ed idonee a modificare:
- le condizioni biologiche dell’organismo al fine di migliorare le prestazioni agonistiche degli atleti;
-  i risultati dei controlli sull’uso dei farmaci, delle sostanze e delle pratiche suddette.
I farmaci, le sostanze farmacologicamente attive e le pratiche terapeutiche, il cui impiego è considerato doping, sono individuati, in conformità alle indicazioni del Comitato olimpico internazionale, in tabelle approvate con decreto del Ministero della sanità, d’intesa con il Ministro per i beni culturali, su proposta della Commissione di controllo sanitario dell’attività sportiva.
La Commissione di controllo sanitario dell’attività sportiva è istituita presso il Ministero della Sanità, tra i suoi compiti quello di determinare criteri e metodologie dei controlli antidoping. Ciò significa che la gestione dei laboratori antidoping non sarà più nelle mani del CONI, ma in quelle della Commissione stessa.
I farmaci potenzialmente dopanti dovranno recare un contrassegno per essere riconoscibili e avere, nel foglietto illustrativo, un paragrafo che ne spieghi gli effetti per chi pratica attività sportiva.
Il doping è reato penale. A differenza che in passato anche gli atleti sono perseguibili.
Come riporta il settimanale AICS online (3 novembre 2011): “La lotta al doping dal 2007 ha un nuovo alleato: il Passaporto Biologico. Questo neo-ritrovato della lotta al doping è il frutto dell'incontro avvenuto il 23 ottobre 2007 tra il Presidente dell'agenzia mondiale Anti-Doping (WADA) Richard Pound e il Presidente dell'Unione Ciclisti Internazionale (UCI), Pat McQuaid. In quella sede venne deciso che nessun atleta di livello internazionale potesse sottrarsi a questa normativa, specie per il ciclismo. L'accordo è stato raggiunto dopo una lunghissima trattativa tra le più importanti federazioni del ciclismo mondiale, nel tentativo di rilanciare l'immagine di uno sport in forte crisi di credibilità dopo anni di scandali legati al doping. Durante la stagione ogni ciclista si deve sottoporre periodicamente a esami del sangue e delle urine per stabilire il proprio profilo ematologico sia nei periodi di attività che fuori dalle competizioni. Viene così ricostruito il "profilo tipo" di ogni atleta e i dati vengono raccolti durante il suo periodo di riposo. Il profilo che viene individuato diventa il parametro di confronto per ogni valore che verrà riscontrato sull'atleta durante i controlli nei periodi di gara o allenamento. Il Passaporto biologico è una grande innovazione nel campo dell'antidoping, ma come qualsiasi fuori serie ha avuto bisogno di un periodo di rodaggio, fino ad arrivare al 2011 quando è stato possibile aprire un procedimento per doping sulla base di una variazione del "profilo tipo" dell'atleta. Queste variazioni, per determinare la positività dell'atleta, devono essere garantite dalle analisi statistiche dei dati, con una certezza pari al 99,9%. Un importante avvicinamento al Passaporto Biologico è stato fatto anche dall'IAAF, Federazione Internazionale di Atletica, che a Daegu, in occasione della disputa dei mondiali ha inserito questo strumento di controllo. Questa indagine ha avuto sin dalla sua attuazione diversi riscontri negativi. Sono stati numerosi gli atleti che lo hanno criticato boicottando anche alcune gare sostenendo l'inaffidabilità del passaporto biologico perché si basa su valori che possono variare naturalmente”.

È on line la versione provvisoria della “Linea guida per la determinazione e valutazione dei parametri di interesse del passaporto biologico dell’atleta” realizzata nell’ambito del progetto “Linea guida italiana sull’uso del passaporto biologico negli atleti”, finanziato dalla Commissione per la Vigilanza e il controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive del ministero della Salute.
Il responsabile scientifico del progetto è Nicola Vanacore (Istituto superiore di sanità) e, sino al 22 febbraio, il testo è aperto per la revisione da parte degli esperti del settore e dei responsabili delle strutture di sanità pubblica. I commenti devono essere inviati a nicola.vanacore@iss.it
Approfondimenti nel libro dal titolo "Doping. Il cancro dello sport", editore FerrariSinibaldi.

Psicologo clinico e dello sport, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR
380-4337230 - 21163@tiscali.it

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